Avevo promesso a Tenzing di far vedere che posto splendido č il suo lodge in Lantang. E ogni promessa č debito. |
Finiti gli sballottamenti aerei, le notti in mezzo al deserto e altro ancora, torniamo poi qua ad aggiornare e a mettere un po' di materiale himalayano. Ancora un pizzico di pazienza. |
Quello che vedete qui a fianco in foto e' Il Nangpa La, un passo a 5700 metri tra Tibet e Nepal. Per molti giorni, ogni mattina, e' stata la prima cosa a darmi il buongiorno uscito dalla tenda. In mezzo al passo c'e' un mucchio di sassi e di preghiere, di la' il Khumbu, la bellissima valle degli Sherpa. Per centinaia di anni il Nangpa La ha rappresentato una delle vie di commercio piu' importanti del Tibet. Con l'occupazione cinese il passo e' stato chiuso ed e' diventato una delle principali vie di fuga degli esuli tibetani. Ogni anno, ragazzi e ragazze, uomini donne e bambini affrontano un viaggio interminabile e durissimo per arrivare fin qua in cambio di una speranza. Chi sopravvive ai crepacci, al maltempo, e alle pattuglie cinesi spesso soffre di congelamenti o accecamenti perche' ovviamente non possiede l'attrezzatura di noi occidentali. Due anni fa, nell'ottobre del 2006, proprio da qui, dal campo base del Cho Oyu un gruppo di alpinisti ha ripreso quello che il governo cinese ha definito un "incidente" ovvero l'assasinio di una giovane e l'arresto di molti altri tibetani in fuga. In Rete potete trovare il video ripreso dagli alpinisti. Essere qui in Himalaya, in Tibet, non vuol dire solo poter ammirare ogni mattina uno straordinario paesaggio ma anche testimoniare con i pochi mezzi a disposizione la sofferenza di un popolo. Con affetto Pepito Sbazzeguti. |
Ed e' riuscito infine a passare indenne... |
Riecco il Nepal. In pochi chilometri il salto dal Tibet (dai 4.000 e passa metri dell'altopiano tibetano ai 1.300 di Kathmandu) non e' solo fisico. Ricompaiono i colori, i rumori, le persone. Cose che mancavano. Perche', nel bene e nel male, noi scimmie spelacchiate questo piccolo pianeta lo rendiamo un po' speciale. E poi Kathmandu da raccontare per oggi con gli occhi puliti e stupiti della prima volta due anni fa: Kathmandu vieni anche tu Kathmandu in the sun Tutto in fumo a Pashaputinath Kathmandu in zona Cesarini (da domani un po' di video). |
Siamo in viaggio verso la frontiera e tanto per non farci mancare niente, una mezz'oretta prima del nostro passaggio un piastrone di dimensioni enormi e' precipitato e ha bloccato la strada. Il lavoro cinese per sbloccarle la situazione avrebbe dato da discutere per un decennio ai nostrani "vecchietti da cantiere". Domani Kathmandu e i suoi clacson |
Se arrivi a Tingri e pensi "finalmente la civilta' !" e' probabile che tu stia venendo da un posto parecchio fuori mano. L'altra cosa che ancora non mi capacito e' che le nuvole del cielo tibetano paiono comunque immobili. Chissa'. (per ingrandire le immagini cliccarci sopra) |
Il circo smonta il tendone. I barili blu si riempiono.L'adesivo della mascotte Yakkino e' piuttosto patito. Un po' come noi. L'espressione e' pero' sempre quella un po' scema. Un po' come noi. E come l'ultimo giorno di scuola ti prepari a salutare chi e cosa ti e' stato vicino per molti giorni e molte notti. Saluti queste montagne incredibili e un po' scorbutiche. Questo cielo che si e' nascosto parecchio ma quando non ha fatto il timido e' stato uno spettacolo che meritava due vite. Saluti anche questa benedetta tenda che ti ha fatto da frigo e di certo non puoi non mandare un pensiero affettuoso al grande sasso che ha tenuto compagnia per tante notti alle tue vertebre lombari. Adesso magari sogni il caldo, forse una spiaggia, di certo un piatto di lasagne e una bottiglia di buon vino. Ma verra' un giorno o una notte, molto presto o molto tardi, in cui con affetto ricorderai questi quattro sassi d'Himalaya. E sorriderai. Le tue vertebre no, ma tu sorriderai. (il viaggio continua...) |
Nella notte campo 3 sembra una cittadina illuminata dalle luci piccole e sottili dei clienti delle spedizioni commerciali che si preparano a provare l'emozione della vetta ritmati dai respiri delle bombole d'ossigeno e dal passo del proprio portatore. Anche questo oggi e' un ottomila. Noi in mezzo a quelle luci non ci siamo e non ci saremo. Le nostra carte ce le siamo giocate fino a campo 2 con un'idea di montagna diversa e forse non piu' moderna. E' andata benissimo cosi'. La vetta, ancor prima di partire, era quel qualcosa in piu' in mezzo ad una esperienza straordinaria. Domani ultimo giorno di campo base. Ma il viaggio ed il racconto continuano, con ancora un po' di Tibet, con le ultime avventure di Pepito Sbazzeguti, con i suoni e i colori di Kathmandu. Se vi va, potete restare ancora un po' con noi. |
C'e' chi chiede che freddo fa. Il giusto. Il giusto per sognare le Bahamas una notte si' e l'altra no. Perche' l'altra sogni le Antille Olandesi. Comunque le temperature sono piu' o meno nella norma. Di una cella frigo. Una delle piccole soddisfazioni di quassu' e' quindi a sera infilarsi nel sacco a pelo assieme ad una borraccia di acqua bollente. E' consigliato evitare effusioni troppo ravvicinate con la suddetta borraccia. E cosi' mentre nel sacco a pelo si crea un microclima tropicale, nel resto della tenda si scende attorno ai -5 gradi, con la possibilita' di conservare, se si vuole, salumi vari e semifreddi. C'e' poi l'annosa questione della temperatura percepita, quassu' prontamente risolta : finche' la temperatura la percepisci tutto bene, se non la percepisci piu', ecco li' cominciano i guai. |
Un'immagine per farsi un'idea dei vari campi alti del Cho Oyu. Campo 1 a circa 6.400 metri Campo 2 a circa 7.300 metri Campo 3 a circa 7.700 metri |